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Campania da scoprire

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Campania: terra di una viticoltura antichissima e custode di vitigni autoctoni pregiati.  

Sono infatti oltre 110 le varietà censite, più dell’intera Francia, e altrettante sono andate perse nel corso degli anni. 

Cicerone, Plinio, Marziale, Virgilio hanno decantato le qualità dei vini campani che vennero ribattezzati nell’antichità come i “vini degli imperatori”. 

Greci e Fenici per primi si sono insediati in questa terra, e hanno importato da oriente vitigni e forme di allevamento alcune delle quali sono utilizzate tuttora: dalla vite ad alberello, alle alberate che arrivano a superare i 20 metri d’altezza arricchendo anche il panorama rurale. 

Il territorio ha caratteristiche molto particolari, e si distingue principalmente in 2 aree: entroterra e costiera.  Il Vesuvio e il Vulcano di Roccamonfina (ormai spento) hanno influenzato i terreni interni e arricchito di minerali il suolo. La zona costiera, invece, è influenzata dal mare e dalle brezze marine che regalano vini di grande carattere. 

Nonostante l’ascesa dei vitigni internazionali, i vignaioli campani hanno continuato a credere negli autoctoni, preservandoli e valorizzandoli come meritano. Oggi i vini più importanti della regione derivano proprio da uve indigene. 

Il “dominus” è l’Aglianico: vitigno a bacca nera antichissimo, il cui nome è di probabile origine greca. Predilige terreni vulcanici ma soffre il caldo, per cui ha bisogno dei venti delle colline e di inverni miti. 

Biancazita e Biancatenera sono vitigni a bacca bianca diffusi esclusivamente sulla costiera amalfitana. Per la spumantizzazione vengono vendemmiate in anticipo e danno vita a bollicine fresche e floreali. 

Terminiamo questo primo viaggio con la Coda di volpe: un’antica varietà a bacca bianca già presente in epoca romana, e deve il suo nome alla forma del grappolo. Sulle colline Irpine ha trovato le condizioni ideali, grazie anche alla buona esposizione al sole. 

LA MOLARA Rosato Metodo Martinotti Brut 2018
Luogosano, Irpinia: terra dai profili marcati e dai sapori forti. Tra le colline, nella valle del Calore, nel 2002 nasce La Molara. Circondata da una rigogliosa vegetazione, le viti crescono con un terroir unico: suolo argilloso calcareo, colline a 400 metri slm e forti escursioni termiche tra il giorno e la notte. Tutte condizioni che creano il giusto equilibrio tra la grande complessità aromatica e la bella acidità che caratterizza la produzione di vino Spumante.  La cantina punta a valorizzare i vitigni autoctoni e i loro spumanti hanno un legame marcato con la tradizione vitivinicola della zona, che si trova nel cuore della denominazione Taurasi DOCG. La Molara Rosato è un metodo martinotti brut da uve 100% Aglianico. La vendemmia avviene a metà ottobre ed è totalmente manuale. Dopo 7 mesi di rifermentazione in autoclave resta 1 mese in bottiglia. Di colore rosa brillante, ha un perlage fine e persistente. Al naso il profumo è intenso con sentori di fiori di campo, fragola e ciliegia. Al gusto è morbido, sapido, fresco e di buona persistenza. Uno vino autentico, tra le migliori espressioni d’Aglianico spumantizzato dell’Irpinia. 
TENUTA SAN FRANCESCO Alta Costa Metodo Classico Brut 
A Tramonti, cuore verde della Costa D’Amalfi, 4 soci appassionati di viticoltura e con l’obiettivo di valorizzare la lunga storia vitivinicola del territorio danno vita a Tenuta San Francesco collocata in un’antica masseria del 700.   Qui la viticoltura è eroica: i terrazzamenti impervi strappati alla montagna regalano vini di grande personalità e spessore provenienti da vitigni autoctoni ultracentenari preservati nel tempo, tra cui tintore, piedirosso, biancazita e biancatenera.  Quasi tutti i vigneti sono tra i 200 e i 600 metri slm e si utilizzano tecniche antiche e naturali per la protezione e salvaguardia del territorio patrimonio dell’Unesco. Il clima è temperato, e i venti di tramontana e l’influenza del mare permettono escursioni termiche tra il giorno e la notte. I terreni sono ​​costituiti da terreno argilloso con pietra pomice e cenere vulcanica. Alta Costa è un metodo classico prodotto con biancazita e biancatenera. Rifermenta per 42 mesi a contatto con i lieviti e dopo il degorgement trascorre altri 2-3 mesi in bottiglia.  Di colore giallo paglierino brillante, ha un perlage fine e persistente. Al naso è fragrante con sentori agrumati e intense tonalità minerali e di crosta di pane. In bocca è sapido, minerale, fresco e con un finale lungo e persistente.  Un vino spumante unico, che racchiude profumi e sapori tipici della Costiera Amalfitana.
VADIAPERTI TRAERTE Coda di Volpe Metodo Martinotti Brut 
L’areale irpino è uno dei territori più propizi per la produzione di vino: a pochi chilometri dal mare e ai piedi dell’appennino, dove i venti di terra e di mare si alternano creando un microclima unico, mentre il suolo vulcanico è particolarmente adatto all’insediamento della vite.  Nel 2011 Raffaele, affermato viticoltore con l’azienda di famiglia (Vadiaperti), lancia il progetto Traerte con una missione chiara: valorizzare l’irpinia attraverso uno dei suoi tesori più importanti: il vino. I vigneti sono disposti tra i 400 e i 700 metri slm, e i vitigni sono tutti autoctoni tra cui il ritrovato Coda di Volpe.  Una storia, infatti, che merita di essere raccontata: nel 1993 nacque la prima bottiglia di Coda di Volpe Vadiaperti. Fu un caso perché fino ad allora era stato usato in assemblaggio nel Greco di Tufo e nel Fiano secondo quello che i disciplinari prevedevano e prevedono tuttora. Da allora Raffaele e suo padre Antonio hanno lavorato per scovare nelle campagne dell’Irpinia “pezzi” di vigneti o, addirittura, singoli filari di Coda di Volpe, da cui prendere le uve. Nel 2012 la sfida più ardua, lanciando la versione spumantizzata.   Coda di volpe è un metodo martinotti brut, ottenuto da uve 100% Coda di Volpe. La permanenza sui lieviti è di oltre 8 mesi e l’imbottigliamento è senza filtrazione a cui sono dovuti eventuali residui in bottiglia.  Di colore giallo paglierino, ha riflessi dorati e un perlage vivace. Al naso è fresco e fragrante con note di frutta fresca. Al gusto è vivace, dinamico e cremoso, dotato di una spiccata freschezza e un retrogusto amarognolo.  Uno spumante insolito, armonico ed elegante… quasi eroico. Una storia di passione per il vino, amore per il territorio e rispetto delle tradizioni. 

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Viticoltura eroica

Con il termine viticoltura eroica ci si riferisce a una tipologia di coltivazione svolta in condizioni estreme rispetto alla coltivazione tradizionale.[1]

Tipicamente gli appezzamenti di questo genere di viticoltura sono piccoli ma di elevata qualità.

Vino Biologico
Vino biologico

Un vino si definisce biologico quando proviene da uve 100% biologiche coltivate senza l’utilizzo di agenti chimici di sintesi nei vigneti mentre in cantina la vinificazione deve avvenire con l’utilizzo limitato di solfiti e di prodotti enologici certificati biologici.