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Il fascino del Nebbiolo Piemontese

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Quando parliamo di Nebbiolo, ci riferiamo al vitigno autoctono piemontese per antonomasia, e che sta alla base di alcuni dei migliori vini al mondo. 

È un vitigno delicato, influenzato dai diversi terroir in cui viene impiantato e si esprime in numerose declinazioni oltre che ad assumere nomi diversi a seconda della zona d’origine. Ricco di storia e fascino, è allo stesso tempo potente ed elegante e la sua versatilità lo rende adatto alla spumantizzazione. 

Per la prima volta venne citato nel trattato sull’agricoltura, il “De re rustica”, dell’autore romano Lucio Giunio Columella nel 1 secolo d.C che lo definì: “vitigno dai grappoli di uva nera che danno vino da località fredde”. 

Deve la sua fortuna alla famiglia Savoia: per primo fu Giovan Battista Croce, gioielliere della famiglia reale, che lo definì come il vino preferito dalla nobiltà. Poi l’esplosione con Camillo Benso di Cavour, che nel 1830 si rivolse all’enologo francese Odart creando il Barolo. Carlo Alberto di Savoia rimase entusiasta di questo nettare tanto da promuoverlo come vino di corte da cui poi l’espressione: “il vino del Re”. Ma questa è un’altra storia. 

 L’origine del nome è incerta: alcuni sostengono che derivi dall’aspetto dall’acino scuro ma appannato/annebbiato dalla presenza di pruina; altri invece suppongono che derivi dalla maturazione tardiva delle uve che porta a vendemmiare durante le nebbie autunnali. 

Sicuramente è un vitigno molto esigente: predilige suoli ricchi di calcare, in posizioni collinari ben esposte al sole, a un’altitudine compresa tra i 200 e i 450 m s.l.m. e al riparo da gelate e dai freddi primaverili. 

Trova una delle sue migliori espressioni in quel lembo di terra a cavallo tra le provincie di Asti e Cuneo, meglio note come Langhe (che sicuramente conosci bene perché parliamo delle Langhe). Qui dimora da oltre 200 anni ed è protagonista assoluto dei suoi vini più pregiati. Nell’Alto Piemonte lo troviamo invece nelle città di Ghemme e Gattinara, dove dona vini altrettanto affascinanti ma generalmente più freschi. Qui prende il nome Spanna. 

E le bollicine? Oggi in queste terre sono molti i vigneron che producono spumante 100% Nebbiolo, ma è iniziato tutto come una scommessa e si sa: le cose migliori, a volte, accadono per caso! 

ROSÉ METODO CLASSICO DOSAGGIO ZERO 2016
La prima tappa del nostro tour alla scoperta del Nebbiolo è a Castagnole delle Lanze, provincia di Asti. Qui nasce Erpacrife: quattro giovani figli d’arte legati da una forte amicizia, si diplomano alla scuola enologica d’Alba e decidono di mettersi in gioco. Vogliono valorizzare l’esperienza maturata nelle rispettive cantine di famiglia tra Langhe, Monferrato e Oltrepò Pavese. Da qui deriva anche il nome che non è altro che l’acronimo delle iniziali dei quattro proprietari: Er – Erik Dogliotti, Pa – Paolo Stella, Cri – Cristiano Calatroni e Fe – Federico Scarzello. Il loro sogno: fare bollicine di qualità e per la precisione spumante metodo classico con vitigni autoctoni, tra cui il Nebbiolo, a differenza dei classici Chardonnay e Pinot Nero.   Le vigne si trovano a Madonna di Como, frazione di Alba: qui i terreni sono magri e leggeri, misto calcareo argillosi, a un altitudine di 400 metri slm e l’ esposizione è a est. Le uve vengono raccolte in anticipo (rigorosamente a mano) per avere l’acidità giusta e donare un’ottima base spumante.  Rosè è un metodo classico 100% Nebbiolo. Affina minimo tre anni e non viene dosato all’atto della sboccatura per non manipolare l’originalità del vino base. Di colore rosa brillante, ha un perlage fine e persistente. Il Profumo è fine e complesso, con note di petali di rose e viole, liquirizia e anice stellato, piccoli frutti rossi e ciliegie. Al gusto ha un’ottima freschezza e sapidità. Ottima la persistenza. 
MECCO METODO CLASSICO PAS DOSÈ 2013 – CANTINA DELSIGNORE
Ci spostiamo a Gattinara, Alto Piemonte, qui il nebbiolo cambia nome e viene definito Spanna. Per i più curiosi sembrerebbe derivare da un’analogia tra il grappolo d’uva e l’unità di misura Spanna: essa definisce la distanza tra la punta del pollice e del mignolo ed è di circa 20 cm, proprio come la grandezza del grappolo d’uva di Nebbiolo.  Cantina del signore è un pezzo di storia di questa terra: proprio qui è partito il percorso della denominazione Gattinara (oggi DOCG) grazie all’intrapendenza del proprietario, Attilio Delsignore, che fu tra i primi a credere nella longevità del Nebbiolo.  Tutto iniziò dopo la seconda guerra mondiale: la famiglia Nervi, che possedeva dei vigneti, decide di iniziare a produrre vino. Successivamente Elsa Nervi e Attilio Delsignore si unirono in matrimonio dando vita a una nuova proprietà di 5 ettari tra Permolone, Lurghe Sottomonte, Molsino e Villino.  Nel tempo ha conquistato numerosi premi tra cui, nel 1973, la medaglia d’Oro nel concorso “Vini Pregiati del Piemonte e della Valle D’Aosta” con il suo Gattinara DOC 1967. Attilio fu poi costretto a un lungo stop forzato a causa delle sue condizioni di salute e la ripresa ci fu soltano una decina d’anni fa grazie al nipote Stefano Dorelli.    Mecco è un metodo classico con almeno 48 mesi sui lieviti. Rimane Pas Dosè quindi non ci sono aggiunte alla sboccatura.  Di colore rosa buccia di cipolla brillante, ha un perlage fine e persistente. Il profumo è intenso, di grande complessità, con note di petali di rosa e viola appassita, piccoli frutti rossi e pasticceria. Al gusto risulta di grande carattere, sapido, con una spiccata acidità e un’ottima persistenza. Un’ottima interpretazione del vitigno sovrano di Gattinara, innovativa, originale ed elegante. 
NEBBIOLO ROSÈ METODO CLASSICO PAS DOSÈ 2015 – BRICCO MAIOLICA
Chiudiamo il nostro viaggio dove tutto è iniziato: le Langhe, terra di grandi rossi ma anche di bollicine interessanti.  Bricco Maiolica è la storia di quattro generazioni di viticoltori. Nel 1928 Bernardo Accomo acquistò “14 giornate piemontesi”, circa 5 ettari di terreno, a Diano d’Alba. Il bricco è la collina sul quale sorge cascina Rolando, e Maiolica è il nome che gli è stato dato negli anni per il particolare pregio della terra.  Inizialmente le vigne erano tutte di dolcetto, ma Giuseppe, figlio di Bernardo, aveva una passione per i vini tannici e nel 1950 cominciò a coltivare Nebbiolo. Successivamente Angelo prosegui l’attività di famiglia allargando la produzione anche a vitigni a bacca bianca.  Attualmente l’azienda conta 24 ettari di vigneti con una precisa filosofia di lavorazione: rese basse e attenzione a mantenere l’equilibrio naturale dell’ambiente. Inoltre non si utilizzano in vigna nè anticrittogamici nè antimuffe.  Nebbiolo Rosè è uno spumante metodo classico 100% Nebbiolo. Le uve provengono da un piccolo viegneto esposto ad ovest a 300 metri slm. Dopo circa 30 mesi sui lieviti resta Pas Dosè, senza zuccheri aggiunti, per non alterare la qualità del prodotto.  Di colore Rosa tenue ha un perlage fine. Il profumo è intenso con note di frutti di bosco, fiori e erbe aromatiche. Al gusto richiama ancora i frutti rossi, ed è sapido e sorprendentemente fresco, con un’ottima persistenza.

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Viticoltura eroica

Con il termine viticoltura eroica ci si riferisce a una tipologia di coltivazione svolta in condizioni estreme rispetto alla coltivazione tradizionale.[1]

Tipicamente gli appezzamenti di questo genere di viticoltura sono piccoli ma di elevata qualità.

Vino Biologico
Vino biologico

Un vino si definisce biologico quando proviene da uve 100% biologiche coltivate senza l’utilizzo di agenti chimici di sintesi nei vigneti mentre in cantina la vinificazione deve avvenire con l’utilizzo limitato di solfiti e di prodotti enologici certificati biologici.