Ci è voluto un quarto di secolo ma alla fine questo vitigno storico dell’Irpinia comincia ad avere il giusto riconoscimento. Era il 1993 quando nacque la prima bottiglia di Coda di Volpe Vadiaperti. Fu un caso perché fino ad allora il Coda di Volpe era stato usato nel Greco di Tufo secondo quello che il disciplinare di quest’ultimo prevedeva e prevede tuttora. Da allora Raffaele e suo padre Antonio hanno compiuto molti sforzi e molte energie per scovare, nelle campagne dell’Irpinia, “pezzi” di vigneti o, addirittura, singoli filari di Coda di Volpe da cui prendere le uve per fare questo vino, sempre in accordo con i produttori locali, che sono arrivati a produrlo specificatamente per loro. L’attenzione e la cura nella valorizzazione di questa particolare identità varietale e territoriale rientra anche tra i nostri valori di promozione delle autenticità e delle specificità di ogni territorio. Gli ettari vitati sono 10, la perseveranza davvero illimitata.
Ci è voluto un quarto di secolo ma alla fine questo vitigno storico dell’Irpinia comincia ad avere il giusto riconoscimento. Era il 1993 quando nacque la prima bottiglia di Coda di Volpe Vadiaperti. Fu un caso perché fino ad allora il Coda di Volpe era stato usato nel Greco di Tufo secondo quello che il disciplinare di quest’ultimo prevedeva e prevede tuttora. Da allora Raffaele e suo padre Antonio hanno compiuto molti sforzi e molte energie per scovare, nelle campagne dell’Irpinia, “pezzi” di vigneti o, addirittura, singoli filari di Coda di Volpe da cui prendere le uve per fare questo vino, sempre in accordo con i produttori locali, che sono arrivati a produrlo specificatamente per loro. L’attenzione e la cura nella valorizzazione di questa particolare identità varietale e territoriale rientra anche tra i nostri valori di promozione delle autenticità e delle specificità di ogni territorio. Gli ettari vitati sono 10, la perseveranza davvero illimitata.
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Con il termine viticoltura eroica ci si riferisce a una tipologia di coltivazione svolta in condizioni estreme rispetto alla coltivazione tradizionale.[1]
Tipicamente gli appezzamenti di questo genere di viticoltura sono piccoli ma di elevata qualità.
Un vino si definisce biologico quando proviene da uve 100% biologiche coltivate senza l’utilizzo di agenti chimici di sintesi nei vigneti mentre in cantina la vinificazione deve avvenire con l’utilizzo limitato di solfiti e di prodotti enologici certificati biologici.